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Il made in Italy nel carrello vale 7,4 miliardi di euro

Il dato emerge da uno studio condotto dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, realizzato in collaborazione con Nielsen


Il cibo e il vino made in Italy sono un plus per molti consumatori e non accenna a diminuire l’affezione degli italiani verso i prodotti alimentari di origine nazionale e regionale. Anzi: l’italianità sugli scaffali della distribuzione moderna, cioè i prodotti che riportano sulla loro confezione una dicitura d’origine che rimanda al Belpaese, è un fenomeno in crescita e oggi coinvolge oltre 20mila referenze, ossia il 25% del paniere di 79.838 prodotti alimentari analizzati dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, realizzato in collaborazione con Nielsen.

Dalla settima edizione dell’Osservatorio Immagino emerge che l’ipotetico carrello della spesa riempito solo con prodotti che richiamano in etichetta la loro italianità (con dicitura come “prodotto in Italia”, “made in Italy”, “100% italiano”, le denominazioni d’origine europee – Dop, Igp, Doc, Docg – il tricolore, il nome della regione di riferimento) vale oltre 7,4 miliardi di euro di fatturato nei soli supermercati e ipermercati.





L’indicazione più rilevante è la bandiera italiana, presente sul 14,8% dei prodotti, che determinano il 15,3% del fatturato, seguita dalla dicitura “100% italiano” sul 6,6% dei prodotti da cui deriva il 9,5% del giro d’affari. “Prodotto in Italia” è presente sul 9,1% delle referenze, ma determina il 5,7% delle vendite a valore, in calo di -1,2% rispetto l’anno precedente.

Significativo il trend dei cibi Dop e dei vini Docg, le due denominazioni più vincolate ai territori d’origine della materia prima, per le quali l’Osservatorio Immagino registra il maggior incremento delle vendite, rispettivamente di +7,1 e +4,8% annue, seppur con un’incidenza contenuta sul fatturato complessivo del paniere (1,6% e 0,7%).

Il richiamo in etichetta delle regioni italiane è arrivato a rappresentare il 10,8% del paniere food dell’Osservatorio Immagino, per un giro d’affari superiore a 2,4 miliardi di euro (+2,6% sul 2018), sostenuto principalmente da un aumento dell’offerta (+4,4%).Ad aver contribuito al dinamismo dell’italianità in etichetta la fama che il made in Italy ha saputo costruirsi nei decenni e che rimanda alla promessa di un’esperienza organolettica di qualità. A ciò si aggiunge l’estensione a latte, formaggi, riso, pasta di grano duro e conserve di pomodoro dell’obbligo di indicare in etichetta il luogo in cui è avvenuta l’ultima trasformazione sostanziale e la coltivazione o l’allevamento della materia prima agricola prevalente.


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