Non compriamo, non mangiamo, non beviamo, non alloggiamo se prima non abbiamo letto le recensioni. Anche se sappiamo che è soltanto uno specchietto per le allodole. Le recensioni si possono scrivere per finta. O, non si sa se è meglio o peggio, vengono scritte spesso da persone che nella vita vera “non frequenteremmo mai”.
E allora perché fidarsi così tanto? Forse perché ci tranquillizzano, fingere di aver fatto la scelta giusta. Per ricordarci però che queste sono spesso un’attrattiva ingannevole. Vogliamo raccontarti l’esperimento di Oobah Butler. Questo ragazzo si è inventato un finto ristorante e l’ha portato in sei mesi in cima alla classifica dei migliori secondo “TripAdvisor”. Ma quali piatti? Li realizza tutti con materiali non commestibili. Schiuma da barba, spugne, spray per capelli, lucido da scarpe, tavolette per il water. Scatta le foto ai piatti, realizza il logo del suo ristorante con l’aiuto dell’amico grafico Tristan e mette tutto online. Il 5 maggio, dopo un controllo del sito,
L’ha raccontato su Vice e la sua storia è stata ripresa anche da altre testate, come l’Independent. Butler prima di questo esperimento aveva già scritto alcune finte recensioni su TripAdvisor. Gli davano 10 sterline a pezzo. “Da quel lavoro ho capito che su TripAdvisor si possono falsificare i piatti. Ma un intero ristorante?”
Come si inventa un finto ristorante
Aprile 2017. La sua casetta (più un capanno) nel sud di Londra diventa The Shed at Dulwich. Prima di tutto realizza il sito ufficiale. Ben curato, semplice e ricco di informazioni. Ma quali, se non esiste? Nuovo numero di telefono. Siccome non ha una porta che dà sulla strada, mette come indirizzo la sola via e specifica: “solo su appuntamento”. Poi il menu.
Ma quali piatti? Li realizza tutti con materiali non commestibili. Schiuma da barba, spugne, spray per capelli, lucido da scarpe, tavolette per il water. Scatta le foto ai piatti, realizza il logo del suo ristorante con l’aiuto dell’amico grafico Tristan e mette tutto online. Il 5 maggio, dopo un controllo del sito,
TripAdvisor gli invia la conferma: la community lo ha accettato.
Come portarlo al numero 1 tra i locali di Londra
Il “ristorante inesistente” (parafrasando Calvino) di Butler parte dalla posizione 18.149. È il peggiore di Londra, l’ultimo arrivato. Mancano le recensioni. Chiede aiuto ai suoi amici. Ne scrivono tantissime e finte. Ma finte fatte bene. Così da aggirare il controllo di TripAdvisor.
L’intera esperienza è stata fantastica. Il nostro cameriere è stato attento e presente, ma mai di troppo. Quando sul tavolo ha iniziato a battere il sole ci ha chiesto se volevamo spostarci.
Nelle prime settimane scala la classifica di 8mila posti. Iniziano le telefonate dei clienti. “Ho sentito parlare molto bene del suo ristorante. So che è molto difficile prenotare, quando si può avere il primo tavolo disponibile?” “Mi dispiace”, risponde Butler: “ma siamo pieni per sei settimane”. Qualche giorno dopo gli arriva una prenotazione per un compleanno, per nove persone. Con quattro mesi in anticipo.
Nella casella mail ci sono decine di prenotazioni in attesa. Il cellulare inizia a suonare incessantemente. E le cose vanno presto fuori controllo. Alcune aziende lo rintracciano su Google maps e gli spediscono campioni omaggio. Alla fine di agosto è al 156esimo posto. Il primo novembre, The Shed at Dulwich è primo in classifica. Un ristorante che non esiste.
e l’ha portato in sei mesi in cima alla classifica dei migliori secondo “TripAdvisor”. Ma quali piatti? Li realizza tutticon materiali non commestibili. Schiuma da barba, spugne, spray per capelli, lucido da scarpe, tavolette per il water. Scatta le foto ai piatti, realizza il logo del suo ristorante con l’aiuto dell’amico grafico Tristan e mette tutto online. Il 5 maggio, dopo un controllo del sito,
La fine dell’esperimento
A quel punto Butler decide, anche forse per svelare il trucco, di trasformarlo in un ristorante vero. Non ha nessuna esperienza nella ristorazione. Con i suoi amici mette a posto il proprio giardino, fa la spesa al discount, compra piatti pronti non proprio da “ristorante migliore di Londra”.
Contatta un dj per la serata. Tra un disco e l’altro, gli fa suonare un “ding” per far credere ai clienti che ci sia un forno che abbia cotto una prelibatezza. I clienti arrivano bendati, poi capiscono. Qualcuno si diverte e qualcun altro si arrabbia. Alcuni prenotano anche per la prossima volta. Molti tornano a casa e scrivono la loro recensione negativa. E così The Shed at Dulwich perde il primato, e paradosso, da quando ha iniziato a esistere ha iniziato a scendere in classifica.
Articolo apparso su Helloword
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